Associazione Jamboper il commercio equo e solidaleFidenza (PR) |
Destinazione Kurdistan : progetto "Oltre le sbarre".
Questo progetto consiste nell’adozione di famiglie di detenuti politici ( 372,00 euro all’anno per ciascuna famiglia ) , con le quali si hanno rapporti epistolari continui e la possibilità di incontrarle durante la nostra visita in Kurdistan durante il Newroz .
La prima famiglia affidataci, su richiesta dell’ass Madri per la Pace , è quella di Arzu Akim: suo marito è rinchiuso nel carcere di Nitvat dal 1996. Arzu ha 6 figli ,sopravvive grazie a lavori saltuari e versa in difficili condizioni economiche . Abitano a Diyarbakir.
E’ un bel modo non solo di dare un aiuto concreto , ma anche di rompere il silenzio che avvolge la penosa situazione degli oltre 4835 prigionieri politici kurdi.
Per saperne di più riportiamo la breve relazione dell’incontro a cui abbiamo partecipato durante il nostro ultimo viaggio in Kurdistan, marzo 2010.
Incontro con Tuader, associazione dei familiari dei detenuti politici.
Lo scopo di questa associazione e' di dar voce a chi e' in carcere, di sostenere economicamente le famiglie piu' bisognose dei detenuti e di sostenersi vicendevolmente. Molti sono i problemi e le violazioni dei diritti che i detenuti politici subiscono nelle carceri. In genere vengono costretti a trascorrere il loro lungo periodo di detenzione in luoghi lontani da dove la famiglia risiede.
Ci sono vari tipi di carceri: tipo E con celle per piu' persone, tipo F per una persona sola e quindi piu' esposta alla violenza dei secondini. In carcere devono pagare tutto: dalla luce al letto, dall'acqua al cibo. Le condizioni carcerarie sono pessime e per questo molti detenuti praticano lo sciopero della fame per denunciare le pessime condizioni di reclusione che vivono.
Ci sono oltre 1000 ragazzini dai 12 ai 17 anni incarcerati insieme agli adulti, molti dei quali con accuse assolutamente infondate: per esempio per il lancio di una pietra davanti ad un carro armato oppure per essere stati trovati con le mani sporche di polvere o ancora per aver partecipato a manifestazioni pro Kurdistan ed essere stati fotografati dalla polizia
Per le donne e' ancora peggio: ci dicono che a Istanbul le prigioniere politiche sono in un carcere assieme a uomini accusati di reati comuni e tutte le celle rimangono spesso aperte.
In prigione bisogna parlare solo turco, anche nei colloqui con i familiari, che per il 90% conoscono solo il kurdo.
Ci sono strettissimi controlli per i visitatori dei detenuti: metal detector molto sensibili si allarmano anche solo per un bottone metallico dei jeans e se questo succede per due volte la visita e' cancellata. Ci chiedono di far conoscere le condizioni di detenzione per sensibilizzare chi crede nel rispetto dei diritti e per sollecitare l'attenzione dell'Unione Europea sulle tematiche dalla giustizia in turchia.
i detenuti hanno, all’atto della liberazione, forti problemi di integrazione nella società civile e lo stato Turco si impegna a rendere più difficoltoso possibile quel reintegro.
in caso di malattia grave la direzione del carcere, spesso, si rifiuta di ospedalizzarli e, quindi, ci sono gravi problemi di salute. La direzione, inoltre, non accetta e rispedisce indietro i certificati medici e quindi raramente si procede a scarcerazioni per motivi di salute.
i detenuti hanno diritto ad una sola telefonata settimanale della durata massima di 15 minuti e possono parlare con una sola persona. Per di più devono parlare unicamente in lingua Turca:
in tutte le carceri c’è una stanza per le attività sociali e spesso, questa opportunità, viene negata ai detenuti politici;
i famigliari in visita vengono perquisiti, spesso fatti spogliare completamente, umiliati. Li fanno aspettare per molte ore fuori dal carcere. Nei colloqui, inoltre, devono parlare solo in turco e questo impedisce a molte persone anziane la visita.
i minorenni vengono picchiati e non sono rare forme di tortura fisica e psicologica;
la posta ha un tempo di consegna che giunge a tre mesi di ritardo e, sovente le lettere dei politici vengono date ai detenuti comuni; inoltre se una lettera è scritta in una lingua diversa dal turco deve essere tradotta ed il pagamento di traduzione è a carico del detenuto, si arriva fino a 300 euro.
I giornali a disposizione vengono censurati delle notizie politiche che possono interessare i detenuti.
Qualche dato per concretizzare: nel carcere di Van si contano 360 detenuti politici, nel carcere di Bitlis sono detenuti 48 minorenni, 25 donne e 80 uomini.
Ci informano dell’esistenza di una scuola in Israele in cui si addestra alla tortura fisica e psicologica, alla quale partecipano molti turchi, militari e poliziotti.
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ultimo aggiornamento: 8-Dic-2010