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per il commercio equo e solidale

Fidenza (PR)

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Chocopaz, una storia di coraggio

L'aroma persistente ed inebriante che si sprigiona da questa baretta è quello del coraggio: i produttori del suo cacao sono i contadini e le contadine della Comunidad de Paz di San José de Apartadò che da 21 anni, nonostante minacce , uccisioni, ricatti, aggressioni e stupri, praticano la difesa popolare nonviolenta e neutrale nel conflitto armato colombiano, che non è mai cessato nonostante gli accordi di pace. Rifiutano l'uso delle armi e la presenza di soggetti armati sulle loro terre, per questo sono diventati bersaglio delle due parti in conflitto. Pretendono da anni di educare i loro figli in pace, di coltivare comunitariamente le loro terre, non accettando la coltivazione della coca e l'uso di alcolici che rendono le persone fragili e manipolabili.

Il progetto :

Da diversi anni il nostro gruppo Amnesty di Fidenza e Fiorenzuola ha "in adozione" la Comunidad de Paz. Conoscendo il loro coraggio, la loro forza, la determinazione mai venuta meno nonostante i massacri, le 350 uccisioni, anche di bimbi di poche settimane, le violenze di ogni tipo che quotidianamente subiscono, non potevamo limitarci ad essere la loro voce qui in Italia, dovevamo fare di più.
A Natale 2014 siamo andati a San Josè: 15 giorni intensi, bellissimi ed arricchenti per portare alla Comunità il documento con cui il nostro Comune di Fidenza conferiva al suo rappresentante legale la cittadinanza onoraria. Abbiamo condiviso la loro quotidianità, la loro scelta resistente, ma abbiamo fatto anche qualcosa in più: sapevamo che la Comunità produce cacao certificato come biologico e abbiamo voluto conoscere tutto il processo di produzione, dalla semina fino alla raccolta ed essiccazione delle fave del cacao andando nelle cacauteras (campi dove si coltiva il cacao) insieme ai membri della Comunità e lavorando con loro, per quanto potevamo. In accordo con la Comunità abbiamo portato in Italia alcuni chili di fave di cacao che abbiamo fatto analizzare col sostegno e supporto della cooperativa Quetzal e CTM per verificare se fosse possibile pensare ad un cioccolato prodotto con il loro cacao.
Le analisi hanno dimostrato che c’era qualche problema di fermentazione dovuto soprattutto alla non uniformità del trattamento che le fave subiscono nelle varie cacauteras, visto che i produttori non hanno mai avuto un “protocollo” di produzione standardizzato.
Con l’aiuto di un amico, Marco Coscione, che a Bogotà si occupava di sostegno alle piccole comunità agricole, Jambo associazione di commercio equo di Fidenza con Quetzal, Colombiavive e Comitato Piazza Carlo Giuliani, insieme alla Comunità di pace, ha dato vita ad un progetto organico che prevedeva un “corso di formazione” per uniformare le conoscenze fra tutte le famiglie produttrici, la costruzione di nuove casse dove eseguire la fermentazione delle fave e di essiccatori adeguati, la costruzione di centri comunitari in cui portare avanti collettivamente le varie operazioni. La qualità del prodotto viene costantemente monitorata con analisi che verificano il raggiungimento di standard ottimali di qualità in modo da poter procedere all’importazione.
Questo progetto, oltre a sostenere economicamente la Comunità, che si gestisce autonomamente e collettivamente, è molto importante per dar loro visibilità, far conoscere la loro resistenza e la loro lotta per la vita e la pace: in una parola proteggerli dalla violenza di cui sono perenne bersaglio, attraverso la solidarietà internazionale.
Le fave ottenute dagli ultimi raccolti, grazie al miglioramento ottenuto col progetto, sono state trasformate dalla coop Quetzal di Modica in queste splendide barrette, che abbiamo chiamato Chocopaz, per ricordare a tutte e tutti che questa cioccolata non è solo buona e sana, ma ha soprattutto il sapore della dignità, della giustizia, della solidarietà, della pace e della nonviolenza.
Grazie Amnesty International Fidenza e Fiorenzuola e Jambo, commercio equo.

Per capire meglio:

Nella decade degli anni 90 il territorio di San José de Apartadó (Urabá, Antioquia) è stato convertito in un campo di battaglia per le Farc, i paramilitari e la Forza Pubblica. I massacri, le torture e tutto quello che può essere relazionato a questo contesto di violenza, ha dato vita alla Comunità di Pace di San José de Apartadó.
Un gruppo di contadini il 23 marzo del 1997 ha deciso di dichiararsi “autonomo” “libero” “indipendente” di fronte al conflitto armato ed invece di piegarsi allo sfollamento forzato sono rimasti a vivere e lavorare nel centro Urbano di San José de Apartadó esigendo dagli attori armati (Esercito, Paramilitari e Guerriglia) di non essere coinvolti nella guerra, rivendicando il diritto di essere riconosciuti come popolazione civile non combattente (IV Convenzione di Ginevra, Diritto Internazionale Umanitario).
Questa posizione assunta dalla Comunità non è stata mai rispettata e la loro lotta di resistenza, che ormai dura da 21 anni, è costata l’assassinio di circa 350 membri della Comunità, almeno 5 sfollamenti forzati e più di 900 violazioni ai diritti umani registrate e documentate (blocchi economici, calunnie, furti, sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie, esecuzioni extragiudiziali conosciute in Colombia come Falsos Positivos). Le violazioni consistono in una aggressione sistematica, chiaramente definita nello Statuto di Roma come Crimine di Lesa Umanità, sia attraverso una vera e propria persecuzione che un efferato genocidio poiché mirano ad eliminare e distruggere l’identità di un gruppo umano e ad imporre ai sopravvissuti l’identità dei suoi oppressori.
Nonostante tutto questo, i membri della Comunità continuano con fermezza a difendere la vita e il territorio attraverso la loro azione nonviolenta e malgrado l’assoluta impunità di tutti i crimini e aggressioni dei quali sono vittime.

In questa regione, ancora prima che si formasse la Comunità di pace, esisteva un progetto nefasto per il controllo territoriale di tutta la Regione di Urabá. Il progetto prevedeva che un impresariato (una classe di ricchi imprenditori) finanziasse alcune strutture paramilitari incaricate di controllare ed eliminare coloro che volevano sottrarsi a questo controllo. Purtroppo, quello che possiamo osservare oggi è che questo sistema continua ad essere vivo ed operante e si ha l’impressione che la mancanza di libertà e lo strangolamento degli agricoltori, tornato drasticamente attuale negli ultimi mesi, stia riportando la Comunità ai suoi inizi.

Infatti alla data odierna, i membri della Comunità di Pace di San José de Apartadó e gli altri abitanti dell’intorno geografico e sociale, stanno subendo l’assedio, le intimidazioni e le minacce del gruppo paramilitare denominato Autodefensas Gaitanistas de Colombia (AGC), e continuano gli omicidi selettivi dei difensori dei Diritti Umani.
L’insieme degli atti violenti che si sono registrati dalla firma degli accordi di pace ci mostra che nulla è cambiato e che i fenomeni di violenza si sono acutizzati. Le persecuzioni ai settori popolari organizzati con continua livelli terrificanti; un corpo della Polizia operativo come squadre antisommossa è libero di agire in modo criminale nel reprimere la protesta sociale, mentre la proliferazione di gruppi e azioni paramilitari spaventa e deprime. Questi gruppi hanno occupato molte zone lasciate libere dalle FARC, dove si confermano come autorità dispotiche che minacciano di morte o uccidono coloro che non si sottomettono, praticano l’estorsione, impongono il pizzo, annunciano l’eliminazione di tutti i movimenti sociali e delle organizzazioni popolari che non seguono le loro direttrici e fanno affari con il mondo dell’industria, che ha il solo interesse di continuare a depredare il territorio. Tutto questo avviene senza che la forza pubblica muova un dito, ed anzi con il beneplacito delle istituzioni.
Le cifre degli omicidi di civili impegnati nella difesa dei diritti umani sono impressionanti: dal 1 gennaio 2016 (anno della firma degli accordi di pace) al 2 giugno 2018, a livello nazionale, sono stati assassinati 401 tra leaders sociali e difensori dei diritti umani .

La violenza e il paramilitarismo non lasciano la Colombia, “perché niente di tutto quello che è stato stabilito negli accordi di pace è una novità, sono tutte cose che già si sono sperimentate in diversi momenti però niente di tutto questo ha mai funzionato perché le manca l’anima: la volontà politica, reale di sradicare il paramilitarismo”(J.Giraldo, Bogotà,2017).

Video introduttivo


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ultimo aggiornamento: 8-sett-2018